Chi non serve, non serve

RIFLESSIONI

Domenica 18 giugno 2023 • III dopo Pentecoste


Anche Gesù è stato etichettato. Persino lui, che capisce tutti e comprende tutto, sente di non essere accettato. 

Un esempio in natura può essere illuminante. In un regno lontano un giardiniere propose al re di creare il più bel giardino, scegliendo le piante migliori. Piantò i semi, decidendo il posto giusto. Li curò per giorni e giorni. Così sbocciarono fiori colorati e buonissimi frutti. 

Però una pianta non fioriva né dava frutti. Il roseto, affascinante ma spinoso, la rimproverò: “Hai bisogno di luce e di calore! Solo così fiorirai!”. Umiliata, lo ascoltò, ma non successe nulla. 

Allora intervenne il melo: “Bevi di più e vedrai quanti frutti! Un albero che non produce nulla, non serve a nulla”, ripeteva. Quei giudizi la facevano sentire inferiore, inadeguata, sbagliata, limitata. 

Il giardiniere ne colse l’anima: “Tu sei quercia! Sei diversa dagli altri: sei fatta per essere nido per gli uccelli e rifugio di ombra per gli uomini”. 

Così ritrovò se stessa e divenne tanto bella agli occhi di tutti che fu scelta a simbolo del giardino e con le sue fronde spalancate e le sue radici profonde divenne l’immagine dell’albero della vita.

Il giardiniere capisce la pianta applicando su di sé la logica: “Chi non serve, non serve”. Ma di solito serve chi non è utile, efficace. 

Ma può esserci anche un altro significato: serve chi si prende cura, guarda con amore, si dedica. Così si passa dal servirsi di qualcuno secondo le mie idee al servire il bene, la realizzazione sua. 

Quante volte non sappiamo riconoscere il valore di noi stessi, così come riduciamo gli altri dentro etichette a nostro uso e consumo, ma solo se e quando “serve”. 

Figuriamoci con Dio: è molto più comodo che sia lui a essere a nostra immagine e somiglianza, che il contrario. L’impegno più grande di Dio verso ciascuno di noi è accettare per amore quello che “non” siamo. 

Dovremmo imparare a farlo su di noi e verso gli altri invece di giudicare, etichettare, brontolare, rimproverare. Il rischio è l’effetto boomerang su se stessi: si diventa cattivi convinti di essere stati troppo buoni con la gente sbagliata. 

In verità, invece, “abbiamo bisogno di persone che siano così forti da poter essere gentili, così sagge da poter essere umili, così feroci da poter essere compassionevoli, così appassionate da poter essere razionali e così disciplinate da poter essere libere” (Kavita Ramdas). 

Gesù è “così Dio” che “serve” per realizzare l’uomo. Chi non serve, non serve: è etichetta e dovrebbe darci fastidio.

 

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